giovedì 29 dicembre 2016

dal taccuino di Martina di novembre 2016

Ci si sente in colpa come un bambino che quando vede i genitori che litigano o urlano pensa che forse è colpa sua e allora cerca di essere ancora più bravo e diligente e non farà più arrabbiare mamma e babbo così non litigheranno più. E allora non si fa più niente, si gioca in silenzio, non si fa più il bambino, ma il piccolo adulto così non si sentono più le urla. Ecco come ci si sente quando abbiamo un amore sbagliato. Che assurdità chiamarlo amore. L’amore è un'altra cosa. L’amore è la pace. Noi invece viviamo nel terrore e nella paura. Ma voglio iniziare da principio. 
Sapevo che nel giorno dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, sarebbe andato in scena lo spettacolo al Teatro dei Vigilanti di Portoferraio “Rossetto Rosso … in segno di lutto”. Lo spettacolo era inerente al femminicidio e siccome ho tante cose da dire parto dal giorno prima. Il 24 novembre volevamo fare una cena noi colleghi di lavoro del Centro: “allora dai si va a mangiare tutti insieme!” Invece ciò non è stato possibile perché Maria aveva questo impegno, al che avrei voluto anch’io andare a teatro ma biglietti erano esauriti.  Allorché ho contattato Antonella, la sorella di Martina del nostro Centro, la quale mi ha gentilmente dato il numero di telefono del regista dello spettacolo Roberto Rossi. Con Roberto ci siamo whatsappati senza nemmeno conoscersi personalmente ed è stato così gentile da cercarmi un biglietto ma, ahimé, senza alcuna speranza perché il teatro era esaurito. Ma siccome ci tenevo particolarmente, sarei andata a Portoferraio anche senza biglietto, mettendomi d'accordo con Maria che ci saremmo trovate davanti al bar Roma. I vari messaggi di Roberto non davano buone speranze. Tornata a casa post - lavoro, afflitta e demoralizzata, ho continuato a fare le mie faccende domestiche; perché sto ripulendo non solo la mia casa ma anche me stessa, ho la polvere anche nelle ossa e ora sono satura. Sono stanca, mi riposo, mi faccio una sigaretta e chiamo Maria dicendole che non ho più speranze per il biglietto. La sua inaspettata risposta è stata: “te l'ho trovato io!” Mi sono sentita amata più di quanto Maria in realtà mi ami. Franco-Francesco, quel sant’uomo di suo marito, aveva rinunciato allo spettacolo per me. Di sicuro non gli interessava più di tanto, ma se non ci fossi stata io a rompere le uova nel paniere, ci sarebbe di sicuro andato. Quindi doccia, almeno dall'epidermide la polvere l'ho levata e, curati i miei cani e gatta e i gattini della mia vicina-amica che me li ha dati in custodia da quasi due settimane, sono partita alla volta di Portoferraio. Prima di ripulirmi però ho mandato un whatsapp a Roberto che, ripeto, non avevo ancora conosciuto, scrivendo: “Roberto!!! Ho trovato il biglietto!!! Non dannarti per me! Ti ringrazio del tuo interessamento! A stasera”. La sua risposta è stata una whatsappata vocale: “Sul serio? Dove l’hai trovato, con chi l’hai trovato, bene, bene, bene!” E la mia risposta whatsappata vocale piena di enfasi come la sua, è stata come un caffè ristretto, raccontando in 31 secondi come avevo fatto. Nel tragitto Portoazzurro-Portoferraio in macchina, intanto non solo mi si era accesa l’iconcina dell’auto con una chiave inglese di traverso, ma anche la spia dell’acqua mancante al radiatore. Vado a mangiare qualcosa al Castagnacciaio, ordinando una  pizza margherita, un etto di torta di ceci e un litro d’acqua perché non avevo altra acqua dietro per il radiatore. Arrivano le 20:30 e io sono sul posto e aspetto Maria. Intanto vedo Alessandro, marito dell’amica di Maria, la signora Manuela Cavallin e aspettiamo che arrivino gli altri amici di Maria, che è tutta un’altra cosa rispetto al programma della De Filippi. Un caffè, offertoci da colui che ci donerà dei soldi per il Centro - ma questa è un'altra storia. Saliamo le scale con destinazione Teatro, dove anche noialtri mettemmo in scena l’Inferno di Dante insieme a Silvia Monaci, quindi mi identifico con le emozioni delle attrici che sono ancora dietro le quinte. E da qui iniziano altre emozioni.

Salgono sul palco Roberto, che vedo per la prima volta, Marta Donalizio, la psicologa che gestisce insieme ad Elisa Casini, I.S.I.D.E., lo sportello di ascolto per le donne, e l’assessore all’istruzione e le pari opportunità del comune di Portoferraio Adonella Anselmi. “Iside” è aperto ogni 1° mercoledì del mese dalle 9:30 per 2 ore ed ogni 3° mercoledì del mese dalle 15:30 per 2 ore. “Iside” perché dea dell'amore. Il mito “Iside” e Osiride, è quello più famoso della mitologia egizia. “Iside” dea degli egizi ma anche della maternità e della fertilità.  L’assessore racconta che tante donne in una realtà così piccola come l’Elba si sono già rivolte a questo sportello, per fortuna ma purtroppo. Le luci si abbassano e subito c'è una ragazza con un forte accento romano illuminata da un rettangolo di luce a emulare una donna all’interno di un pozzo. Ormai parla solo la sua anima dicendo come è possibile che nessuno in 3 mesi sia andato a vedere nel pozzo dietro casa. Tre mesi! Questa ragazza è Gaia.  Io sono stata per 4 estati consecutive la tata di Gaia e Janick, suo fratello, che quando i genitori me li hanno affidati, Yanick aveva un anno e mezzo e Gaia faceva la seconda elementare. Scusa Italia se mi faccio in quattro per vivere un po’ meglio. Scusa Italia? Italia, se posso e se lo trovo lo faccio un secondo lavoro perché solo con il mio sopravvivo e basta. Ma anche questa è un’altra storia. Mi emoziono subito vedendo Gaia, che le ho insegnato a leggere l'orologio e non solo. E ora la vedo donna. Nella seconda scena ci sono 6 ragazze, tutte sedute una accanto all'altra, sulle sedie, ognuna dice una cosa, sono vestite di bianco, sono le anime di ogni donna uccisa e ognuna di loro dice cose precise: mi faceva regali, mi portava a cena, un anello, mi telefonava, mi guardava, mi seguiva, diceva che mi amava, mi diceva che sono cambiato e invece mi controllava. Poi mi ha ucciso. Le alternanze di scene e di canzoni, strumentate da ragazzi che alcuni conosco alcuni no. La prima di Mia Martini … donna come l'acqua di mare, chi si bagna vuole anche il sole, chi la vuole per una notte, c'è chi invece la prende a botte … Nella terza scena ci sono ancora le attrici vestite di bianco, sono le loro anime che parlano, sedute sui pancali colorati di bianco e raccontano ognuna la propria storia, dove l’iraniana timida incitata dalle altre racconta di come è stata lapidata e di come il padre e il fratello applaudissero a vederla morire. Oppure quella donna che era andata a prendere dello zucchero dalla vicina di casa. L’avevo sentita varie volte che diceva me ne vado da questa casa … ma lui l'ha uccisa e ha ucciso anche me. Che c'entravo io? Ero lì per lo zucchero. E poi avanti con Riccardo Cocciante e ancora De Andrè, Bertè e poi Vasco infine la Mannoia. Lo spettacolo prosegue e le emozioni sono forti. Lo spettacolo è madido di dolore, nonostante sia reso anche in forma ironica in alcuni passaggi. Alla fine una ragazza/attrice ha raccontato la sua esperienza di violenza subita nonostante la giovane età. Ti racconto allora la mia di esperienza. Mi ha picchiato varie volte, una volta perché secondo lui l'avevo chiamato con un altro nome, una volta perché mi ero permessa di mettermi un po' di fard e siccome sarei andata in sede a Massa, la sede della Di Vittorio nel suo capo bacato avevo qualcuno a Massa. Aveva preso il fard e me l'aveva scaraventato nel muso di m**** che mi ritrovavo. Ma mi amava. Così diceva. Altre volte non ricordo perché ma tanto trovano sempre la scusa e ti fanno sentire in colpa e noi ci sentiamo in colpa ovviamente. Mi sono stufata e sono andata dai carabinieri, quelli vicino alla  Capitaneria di porto. Il carabiniere, con un forte accento del sud, mi ha detto: “ti ama così!” Mi ama così? Ora a distanza di tanti anni sono dallo psichiatra perché non mi fido degli uomini. Tornando invece alla macchina e alle sue spie rosse, ho chiesto aiuto a un ragazzo che passava di lì, è stato gentile e mi sono sentita forte dopo questo spettacolo. Grazie ragazzo - non ti ho chiesto nemmeno chi eri - grazie Maria, grazie Franco-Francesco, grazie Roberto, grazie musicisti, grazie a tutti e grazie soprattutto a me che nonostante le scelte sbagliate dettate dalla paura, ora posso dire cosa non voglio più vivere. E grazie a me perché se fossi rimasta in quella casa sarei stata complice della mia fine. Non andiamo mai più all'ultimo appuntamento, perché davvero potrebbe essere il nostro ultimo giorno di vita. Grazie ragazzi, cantanti, attori e musicisti e regista, grazie perché con quello che avete trasmesso con il vostro dare, date a noi donne la capacità di scegliere di salvarci. Perché gli uomini non cambiano. Io credo che solo l’insegnamento ai figli ad amare e non a possedere, sia la cosa giusta da fare e questo può succedere solo non reprimendo le emozioni ma comprendendole. L’uomo in gruppo è più cattivo. Quando è solo ha paura. 



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