mercoledì 30 marzo 2016

epistolario di NoiAltri

Caro Fabrizio, naturalmente sono andata a sbirciare la tua lettera. Lo sai che sono curiosa e che vorrei sempre essere messa a conoscenza di quello che succede qua dentro. Certo mi ha fatto molto piacere, capisco che alcuni passaggi possano essere interpretati come elogi, ma non credo proprio che qualcuno pensi che li hai scritti solo per farci i complimenti. Nella tua lettera si legge che non ti abbiamo risparmiato nessuna fatica fisica o mentale, ma nemmeno ti abbiamo negato nessuna esperienza, perché per un anno sei stato Noi-Altri e un pezzettino spero ti rimanga anche dopo. Se è vero, come tu dici, che cerchiamo di essere accoglienti e di educare - dato che in fondo questo siamo: educatori - all’accoglienza ospiti, stagisti e volontari allora permettici di condividere il tuo percorso; forse la tua esperienza può essere utile a qualcun altro. Se qualche altro ragazzo ha in mente di intraprendere questa strada ma non si sente sicuro, leggere che qualcosa di buono in fondo se ne ricava può farlo decidere per il verso giusto. E naturalmente il verso giusto siamo noi! Siamo felici che passare un po’ del tuo tempo con noi ti abbia aiutato ad avere più fiducia in te stesso, a migliorare le tue capacità, a scoprire in te altre doti ma anche, perché no, altri punti deboli: per noi l’obiettivo è raggiunto. Quando abbiamo aderito al progetto regionale di servizio civile proprio questo era il nostro obiettivo: permettere a ragazzi come te, che si affacciano titubanti e un po’ in soggezione al mondo del lavoro, di fare un’esperienza prima di tutto di umanità e civiltà, utile a sé e agli altri. Non credere che l’imbarazzo sia solo tuo: anche per noi c’è la difficoltà di condividere momenti interni, modalità di lavoro, magari criticità, che vengono “portati fuori” e per questo possono essere giudicati anche da non addetti ai lavori, da ragazzi giovani con esperienze molto diverse dalle nostre. Quello che ne ricava il Centro è non solo un aiuto (siamo bravissime a scoprire i punti di forza di chi viene qui e ad utilizzarli al massimo) ma è uno sguardo nuovo su noi stesse. Facciamo da anni questo lavoro e ci conosciamo vicendevolmente a fondo, ci è quindi utilissimo un punto di vista nuovo, aperto, privo di pregiudizi, per ripensare e rivalutare costantemente il nostro lavoro. Allora grazie, Fabrizio, ti aspettiamo appena ti sarà possibile venirci a trovare, meglio ancora se con amici e parenti.



martedì 29 marzo 2016

un anno è passato

Salve VoiAltri, sono Fabrizio, non so se mi conoscete, sono quel brutto individuo, un po’ orso come dice la Panichi, che viene dal lunedì lì al Centro da voi. Non so come dirvelo e mi duole annunciarlo: il mio servizio civile è giunto al termine. È una sensazione strana perché ho passato molto tempo insieme a voi e sembra ieri di aver varcato per la prima volta il cancello del Centro, sì, quel cancello che ogni mattina e ogni pomeriggio si doveva chiudere e aprire quasi in continuazione. Nel settembre 2014, al Centro per l’impiego, avevo deciso di provare il servizio civile per vivere una nuova esperienza, ma non sapevo ancora a che progetto aderire. Era l’ottobre dello stesso anno quando mi squillò il cellulare, guardandolo mi accorsi che era un numero che non conoscevo. Mi passò per la mente che fosse un call center ed ero pronto a buttare giù (perché quando vogliono sanno veramente come scartavetrarti l’anima) ma allo stesso tempo attendevo chiamate di lavoro. Quindi risposi e alla fine era la Pegaso di Firenze (Scandicci) che mi proponeva di intraprendere un cammino un po’ speciale con delle persone altrettanto speciali, ma prima dovevo svolgere un colloquio con la Pegaso stessa. Mi dissero di andare nel pomeriggio a visitare il Centro e conoscere un po’ i ragazzi e la Veludo. Partii di casa col pandino rosso e mi recai a Casa del Duca ma, come tanti, sbagliai centro andando alla RSA e allora mi diedero le indicazioni giuste. Entrando dentro la Casa Verde, verde come la speranza, notai delle persone che facevano delle attività e mi sembrava di interrompere qualcosa. Ma invece, chiedendo dove fosse la Veludo, mi si avvicinò una ragazza e mi disse: “ma ti ci porto io!” Questa ragazza era Lisanna che prendendomi a braccetto mi portò in ufficio e capii da lei che erano disponibili per ogni evenienza e che non ero di intralcio. Arrivando “a cospetto” della Veludo, lei mi accolse con un sorriso che pochi datori di lavoro sanno donare e mi fece subito sentire a mio agio durante il colloquio. Mi fece compilare tutti i fogli per aderire al progetto “le ali della Libertà” e far sì che mandando fax alla Pegaso, prendessi parte al colloquio con i suoi funzionari. Finito tutto il procedimento, Emanuela chiese a Lisy di portarmi a conoscere un po’ la struttura. Mi si affiancò anche Alberto e, come due carabinieri, mi presero a braccetto e mi “scortarono” all’orticello per mostrarmelo. Poi mi riportarono all’interno della struttura per farmi presentare agli altri ragazzi e alle operatrici. Qualcuno di loro mi sembrava di averlo già visto da qualche parte e poi realizzai che erano i ragazzi che ogni anno salivano sul palco nei saggi di Jazzercise. Quando andai via mi salutarono molto calorosamente e intuii da subito che ero capitato nel posto giusto e speravo di essere assunto dopo il colloquio con quelli della Pegaso. Quando ultimai anche quello, svolto a Piombino nel novembre dello stesso anno, ci volle un mese prima che la Legacoop mi desse una risposta. E quando arrivò fui felice come una Pasqua, anche se ci si preparava per il Natale. Mi dissero di ritrovarsi, insieme ad altri ragazzi di tutta la Toscana che avevano scelto il mio stesso cammino, a Firenze ad anno nuovo per finalizzare le ultime cose burocratiche e per farci spiegare a tutti noi il nostro compito. Tutto questo si concretizzò nel mese di febbraio. Finalmente si arrivò a quel mercoledì 25 febbraio e fu per me un momento molto emozionante. Mi ricordo che ero molto impacciato e non sapevo da dove iniziare e per fortuna c’erano le operatrici e la Veludo che mi davano qualche dritta sul da farsi.

venerdì 25 marzo 2016

dal taccuino di Martina di febbraio 2016

“E ora chi verrà dopo Giada Abdullah?” … questo me lo sono chiesto l'anno scorso di questi tempi, perchè il servizio civile come non si può non farlo al Centro di Casa del Duca?! Non mi ricordo il nostro primo incontro, come invece ricordo benissimo lo “scontro di occhi” con Giada. Forse l’ho rimosso perchè con gli occhi azzurri/verdi/grigi io non ho una gran relazione; gli occhi chiari in generale mi hanno fatto sempre paura. Insomma fatto sta che sei arrivato. Timido, impaurito e con una corazzona che inizialmente era impenetrabile. Si sa che la mia diplomazia è apolide, e spesso parla il mio viso … a volte un punto interrogativo rappresenta gli occhi, la bocca, il naso e i pensieri. Ma, come dice la capa Veluda, nonostante la mia poca diplomazia, ho la capacità innata ed elaborata per la mia professionalità a mettere la gente a proprio agio; così ho cercato di mettere a tuo agio anche te, anche se non sempre ci sono riuscita. Entrare per la prima volta in un Centro come il nostro non è facile, intendo viverlo, perchè l'impatto è davvero forte. A momenti il silenzio è irreale, altre volte la confusione e i fili di parole intrecciate senza senso - per chi le sente la prima volta, o piene di saliva - che non sai mai dove cadrà la gocciolina, è spiazzante per chiunque. Ho proprio visto sulla tua pelle me stessa ai tirocini di 22 anni fa quando ancora, priva di meccanismi di difesa, quando tornavo a casa mi sommergevo nella vasca da bagno per non sentire le voci. Piano piano questa corazzona ha assunto la forma di un deserto arido che dopo la pioggia fa filtrare tra le crepe acqua e giorno dopo giorno si è trasformato in fango, malleabile e piacevole al tatto. Ed è grazie a queste stesse crepe che è potuta uscire un po’ della tua essenza lasciando entrare un po’ di noi-altri. Continuando a vivere a stretto contatto queste osmosi si sono amalgamate alla vita di Casa del Duca e le tue capacità artistiche, che erano parecchio nascoste, sono emerse così come quando da una nuvola esce il sole. Così è stato. Oramai sappiamo che dietro a quella apparenza burbera in realtà c'è un timido. Quest'anno insieme è passato bene e si vede che sei il più piccolo nella tua famiglia quindi coccolato da tutti, ma anche qui sei cascato a “pippa di cocco” o come “il cacio sui maccheroni” perchè come ultimo arrivato tutti ti abbiamo coccolato! Ora comunque voglio dirti una cosa che secondo me rappresenta la tua vera essenza di timido: non ti fidi subito delle persone, a differenza mia che invece do subito la fiducia per poi casomai toglierla definitivamente - ma questa è una cosa solo mia. Insomma, dicevo, da quando hai l'auto nuova non c'è stato un giorno che tu l'abbia messa tra le due righe bianche delimitanti ma sempre a cavallo tra esse come a dire: “nessuno si può avvicinare a me più di tanto!!!” 
Ecco come ti ho vissuto … ti ho vissuto come una pianta che va amata a prescindere che il suo fiore sia bello o brutto oppure assente e noi amiamo le piante anche senza fiore.
P.S. Noi siamo anche pioggia!

  


"Fabri scusa, daresti un'occhiata a Michela?"
dissi ... 

giovedì 24 marzo 2016

lo spianatoio di Mirna

Ogni martedì, se non ci sono attività straordinarie in corso, è prevista l'attività in cucina da svolgere con la sottoscritta e una parte dei nostri ragazzi. “Quel” martedì era l'ultimo giorno di carnevale e per far cosa gradita a tutti, ragazzi ed operatori, ho pensato di preparare le frangette, il nostro dolce tipico di carnevale, quel dolce che a seconda del posto cambia nome: a Firenze si chiamano cenci, a Milano chiacchiere e così via; tutta l’Italia le prepara ma ognuno le chiama a modo suo! Armati di tutta l'attrezzatura necessaria o quasi, ci siamo messi di buona mattina ad impastare, tirare la sfoglia - più sottile è e più buone diventano - con l'aiuto della mia macchinetta "Imperia" che utilizzo all’incirca una volta ogni tre anni e per le occasioni speciali! Ma andiamo ai fatti. Dovete sapere che spesso mi impegno a fare cose che non conosco molto bene, pensando che il piacere di preparare per le persone alle quali voglio bene, giustifichi la mia impreparazione. Nella mia vita le frangette le ho preparate forse una volta e parecchio tempo fa. Nonostante, con il mio cellulare, seguissi le spiegazioni via Internet di un ricettario di grande rispetto, mi assalivano mille dubbi. Non volevo fare brutta figura e quando vidi entrare al Centro Anna, la mamma della nostra Pina (depositaria di mille ricette e di una grande esperienza), mi sono letteralmente "fiondata" su di lei per chiederle consiglio e lei come suo solito con molta gentilezza e disponibilità mi ha dato suggerimenti e dritte al riguardo. Eravamo arrivati a stendere la pasta e non mi ricordavo esattamente come fare. Questa volta mi ha salvato Mirna, la mamma della nostra Michela che, venuta in cucina, mi ha fatto vedere come stendere al meglio la pasta. Prima di andare via, ha dato uno sguardo al mio spianatoio ed ha aggiunto: “ma come fai a lavorare con uno spianatoio così piccolo?Ce ne vorrebbe uno più grande!” Comunque, alla fine dell'attività di cucina le frangette sono riuscite al meglio, sia fritte che al forno e dopo pranzo tutti insieme abbiamo festeggiato carnevale "sbafandoci" le nostre frangette grazie alla doppia consulenza di Anna e Mirna. Qualche giorno dopo ero seduta nel salone insieme ai nostri ragazzi ed ho visto arrivare Mirna con un’enorme tavola. Mi è venuta incontro sorridendo e porgendomela mi ha detto: “ecco lo spianotoio!” In quel momento mi è tornato in mente il pelo e contropelo che avevo ricevuto dalla Veludo, quando Mirna ci regalò la planetaria “dietro mio suggerimento” e per non ripetere la brutta esperienza, l'ho presa sotto braccio e, portata davanti ad Emanuela, le ho chiesto di confermare che non era stata mia l'iniziativa di chiedere uno spianatoio nuovo! L’idea è stata tutta di Mirna, che con la sensibilità che la contraddistingue come una grande mamma di tutti noialtri è felice di poterci aiutare quando possibile. Grazie Mirna di esserci e di volerci bene! 






martedì 15 marzo 2016

l'esercito NoiAltri

In questi giorni molti famigliari mi hanno chiesto preoccupati l’esito della gara di appalto per la gestione di questo Centro. Intanto ringrazio tutti per la fiducia che ci dimostrate quando vi auspicate la conferma alla nostra cooperativa nella gestione e voglio rassicurarvi sul futuro. Per il momento non c’è stata alcuna aggiudicazione “ufficiale” ma siamo certi che nessun altro ha partecipato alla gara, quindi se i nostri uffici hanno fatto le cose per bene (e di questo non abbiamo dubbi e ringraziamo Laura e il suo staff) saremo sicuramente riconfermati per i prossimi 6 anni. Per il momento l’organizzazione è ancora quella del progetto precedente, appunto perché non c’è ancora stata nessuna valutazione di quello nuovo. Sarà nostra cura organizzare un incontro nelle prossime settimane per informarvi di qualsiasi novità o eventuale modifica rispetto al presente assetto. Ma ora voglio aggiungere anch’io due righe sulla festa di carnevale. Confesso di aver dato un’occhiata agli articoli delle colleghe e del nostro Fabrizio. L’entusiasmo, la soddisfazione e il compiacimento che vi si legge mi sembra sia stato condiviso da tutte le persone intervenute che ci hanno salutato ringraziandoci felici. Io voglio svelare un piccolo retroscena. Come ricorderete tutti gli operatori interpretavano l’esercito della carte da gioco, che consentiva da una parte di lasciare tempo e spazio alla realizzazione di costumi più complessi, e dall’altra di identificarci come il gruppo che protegge tutto il villaggio. Bene. Ho visto le carte sugli attaccapanni e mi sono un po’ preoccupata, mi sembravano davvero troppo corti! Naturalmente mi sono tenuta per me la perplessità: avevano già tutti così tanto da fare che non era proprio il caso di fare la lagna, in fondo non era che un gioco di Carnevale e avrei messo calze più spesse. Il venerdì, subito dopo pranzo, abbiamo aiutato i ragazzi a vestirsi e a truccarsi e infine, prima dell’arrivo degli ospiti, ci siamo vestiti anche noi operatori. Anna ha distribuito i costumi e solo allora mi sono accorta che non erano affatto tutti uguali, al contrario; anche se eravamo tutte carte, ognuno aveva il suo costume esattamente su misura ed il mio era proprio di una lunghezza perfetta! Anna non me l’aveva mai fatto provare: semplicemente, con il suo occhio allenato, mi aveva preso le misure a distanza. Ma non è che questa attenzione speciale era riservata solo a me, al contrario ogni particolare di questa festa era esattamente “su misura”. I costumi, i tempi, i decori, i lavori di preparazione sono stati pensati per soddisfare preferenze, attitudini e bisogni di tutti gli ospiti. Secondo me è per questo che la riuscita è stata tanto positiva. Nonostante qualche preoccupazione nell’aria (era il periodo del rinnovo dell’aggiudicazione) il nostro favoloso esercito non ha abbassato la guardia e ha perseguito deciso il proprio fondamentale ruolo: “avere cura” di tutto il gruppo Noialtri e, contemporaneamente, di ciascuno in particolare.



venerdì 11 marzo 2016

ed è carnevale

Ed eccoci arrivati alla fatidica data: dopo giorni di intenso lavoro svolto in allegria e con molto profitto siamo finalmente pronti! Ogni cosa è al suo posto. Il giorno prima della festa sembrava ancora tutto in alto mare ma poi come di consuetudine ogni cosa è andata al posto giusto! Gli alberi hanno trovato collocazione sulla parete rimasta spoglia, le farfalle variopinte sono volate un po' dappertutto dando un senso di allegria e colorando il nostro paese delle meraviglie, i fiori sono sbocciati dalla nostra fantasia e da quel materiale che per l'ennesima volta abbiamo riciclato.

5 febbraio


E siamo arrivati al giorno della festa di carnevale. Come potrete notare dalle varie fotografie delle prossime pagine, tutti i ragazzi sono stati mascherati. Dato che la favola è molto complessa abbiamo realizzato più vestiti di tutte le misure con vari accorgimenti e stoffe colorate. I più sono stati confezionati con una stoffa lucida, altri invece con avanzi di tende. Comunque sono piaciuti ai nostri ospiti e questo è l’importante! 
Ma ritorniamo alla festa; Antonella Colli è venuta accompagnata dai suoi allievi e dai loro familiari. Tutti hanno condiviso con noi e apprezzato addobbi, giardino, fiori, vestiti. Tutti hanno ballato con le musiche messe a disposizione da Vincenzo e tutti hanno mangiato le varie specialità portate dai nostri ospiti. C’erano torte fatte dalle sorelle di Emanuele e dalla mamma di Michela, frangette fatte dalla nostra collega Patrizia, sandwich fatti dalla Serenissima e tante altre cose buone portate da Antonella e i suoi. 




Il Centro ha iniziato ad animarsi verso le 2 del pomeriggio e si è svuotato come da programma alle 5 e mezzo. Niente è passato inosservato, non ci siamo perse neanche un ballo ed un gioco. Insomma, è stata proprio una bella giornata! 



giovedì 10 marzo 2016

Fabrizio nel Carnevale delle Meraviglie

Salve a tutti, sono Fabrizio, il ragazzo del servizio civile, e vorrei dire la mia su questo carnevale meraviglioso. Perché “meraviglioso”? Perché quest’anno ci siamo catapultati nel Paese delle Meraviglie di Alice. A gennaio, ancor prima di preparare e di decidere il tema, avevo visto “Alice in Wonderland”, il film di Tim Burton e speravo, in cuor mio, che si facesse il carnevale proprio su questo racconto che ormai accompagna l’infanzia di tanti da 150 anni. Quando Barbara Pina, alla riunione del lunedì, ha proposto di organizzare il carnevale sul mondo di Alice, mi sono trovato d’accordo con lei e in parte anche realizzato nel mio desiderio. Anche l’ambientazione di Harry Potter non mi sarebbe dispiaciuta perché già mi immaginavo la Panichi nei panni del professor Severus Piton. 

mercoledì 9 marzo 2016

tante risate in allegria

Chi l'avrebbe detto che con un mocio e un po' di fantasia ci saremmo divertiti così tanto! Eravamo impegnati a disfare le scenografie natalizie nella parete dedicata agli auguri di Natale e abbiamo provveduto a lavare la parete con acqua e sapone per togliere le scritte e le varie decorazioni. Per sciacquare abbiamo utilizzato un mocio. E cosa ci sarà di tanto straordinario, vi chiederete! C'è la capacità che i nostri ragazzi hanno di divertirsi e trasformare un lavoro anche noioso in un gioco e in tanto divertimento! 

Eravamo tutti impegnati a lavare la parete, armati di spugne e sapone, quando ci è venuto in mente di prendere il mocio per sciacquare il muro. Massimo, che in quel momento stava passando il mocio, si è messo a cantare e ballare facendolo muovere a tempo di musica, i ragazzi vicini hanno voluto imitarlo e si sono messi a cantare insieme a lui e a ridere nel vedere il mocio ballare. I canti e le risate hanno attirato l'attenzione degli altri ragazzi che stavano svolgendo un'altra attività e incuriositi si sono avvicinati all'allegro gruppetto. 

Il mocio è stato conteso fra un ragazzo e l'altro; tutti hanno voluto partecipare cantando e ballando ed alla fine la parete era così pulita che ci si poteva specchiare!






lunedì 7 marzo 2016

bello di zia!

Venerdì 29 gennaio sono andata a dormire a casa di mia sorella Antonella. La mattina dopo mi sono fatta la doccia e sono rimasta in casa con lei tutto il giorno. La domenica c’è stato il battesimo del nostro nipotino Ryan. Siamo state molto felici!