lunedì 3 agosto 2015

dal taccuino di Martina (quello di giugno 2015)


Ecco che ho trovato l’argomento per il Taccuino. Ogni evento che accade al Centro o che accade attorno alla mia vita privata è un potenziale argomento per il giornalino e di cose che accadono ci sono e quindi ecco a voi signore e signori: "l’operazione di zio Renato"! Per farvi brevemente ricordare, avevo già descritto la mia famiglia in occasione delle nozze d’oro di zia Annamaria e zio Marietto, chiamato così perché non è molto alto e perché uno zio omonimo c’è già: zio Mario, detto zio Pedro perché chiamandolo solo zio si sarebbero girati in troppi. Tornando a bomba, zio Renato ha subito un’operazione alle anche e il giorno prima che lo operassero ci siamo sentiti telefonicamente ed era agitato, perché la famiglia Nati (quella di mia mamma) non solo ha trasmesso a tutti noi nipoti problemi ortopedici di varia natura ma anche tante ansie. Ovvio che avendo subito l’operazione alla tiroide e memore del dolore provato appena finita la pompetta di morfina, ho suggerito a zio che la richiedesse anche “di corsa” … si fa per dire … perché il dolore sarebbe stato insopportabile. La sera dell’operazione invece, ci siamo sentiti e la sua voce era pacata  e tranquilla perché zio era ancora sotto morfina. La mia cugina, che abita nei pressi di Pontedera (dove lui è stato operato) era andata a trovarlo e mi aveva mandato su whatsapp la foto di zio a letto insieme al parentado. Con zio Renato abbiamo mantenuto delle piacevoli conversazioni nel corso della degenza in ospedale che non solo riflettevano sui ricordi di noi nipoti ma anche sulle sue riflessioni da malato. Io ho dei ricordi bellissimi passati con i miei cugini: spesso, ed eravamo tanto piccini, montavamo tutti in una sola macchina (attualmente siamo in 9 ma di sicuro a quell’epoca non era ancora nato Simone, che è dell’82 ed è l’ultimo nipote e il figlio più piccino di zio Renato). La macchina non era una Rolls Royce ma una panda degli anni 80 e andavamo a giro così. Oppure quando nel corso di una comunione di qualche cugino rincorrevamo i piccioni perché zio ci aveva detto che se fossimo riusciti a mettere un po’ di sale sulla coda il piccione sarebbe diventato una statua, oppure quando tutti insieme andavamo alla Rocca Sillana, nel comune di Pomarance alla ricerca della gallina dalle uova d’oro e tanti altri episodi. Questa sua predisposizione per i nipoti è derivata dal fatto che insieme a zia Franca (sua moglie e psicologa) sono scout da molto tempo. Zio nella solitudine del suo ricovero ospedaliero ha scritto un sacco di riflessioni che mi ha raccontato telefonicamente e che qui vi riporto come me le ha spedite perché mi fa piacere condividerle con voi:


Cara Martina, eccoti le riflessioni che in ospedale (me ne accorgo ora!) hanno assunto toni pontificali e dotti: non so quanto utilizzabili per la tua rubrica … Te le mando comunque, ma te utilizzale solo se lo riterrai opportuno e non certo per far piacere a un vecchio zio con ansie educative improbabili (frasi sintetiche, quasi slogan, su Malato e Medico, dove Medico stia anche per Educatore) AGERE SEQUITUR ESSE = Le nostre azioni sono conseguenza della nostra identità. La nostra identità è quella di uomini/donne chiamate all'Amore (o, per cominciare, al servizio: amore per gli Altri, o per cominciare, servizio agli Altri) Se siamo, tutti, incapaci di assumerla pienamente, tale identità, è comunque méta ineluttabile e l'Educatore, come il Medico, è chiamato a realizzarla (a questo proposito pensa alle motivazioni profonde e al di là di apparenti contingenze o casualità, della tua scelta di essere Educatrice). Puoi non percepirlo consapevolmente presente dentro di te, ma ciò risponde a quella vocazione cui chiamati anche i tuoi cugini e cugine (per rimanere in un ambito "tutto nostro"), nella varietà delle loro professioni. Una preghiera bellissima e suggestiva, Il Magnificat, chiama tutti a "grandi cose" E una parabola, quella del samaritano, ci ricorda esplicitamente: "Va' e anche tu fa' lo stesso. E per entrare un po' più a fondo: l'Educatore è chiamato ad Accogliere e Ascoltare; a Confortare, ad Aiutare, a Guarire  ... e così creare un mondo migliore, un mondo solidale, di pace ... migliore di come lo ha trovato. E chi ci si prova, riesce a "staccare" dalla frenesia della vita e ad ascoltare il silenzio che è capace, qualche volta, di fare intorno a sé. E qualche volta c'è anche il rischio di cedere alla tentazione di affidarsi al solo Efficientismo: efficientismo tecnologico, scientifico, organizzativo. E affidarsi al solo Efficientismo può esser causa di delusioni di fronte a insuccessi professionali, terapeutici, relazionali. E allora, al di là di considerazioni di ordine religioso, rimane la necessità di un'Etica da realizzare con una "gratuità clinica" che si fa Attenzione Competente; che si può fare: Amore Competente. Competenza professionale che si fa dedizione diligente, competente e intenzionata e si guarda al Malato affidatoci in modo diverso e senza più strette riserve, anche oltre il dovere e l'opportuno. E se anche non si riesca a guarirLo, si considererà così che l'ultima parola sulla sua vita non è la Sofferenza né la Morte ma la Pace e l'Eternità. Zio Renato, ampiamente attingendo da D. Tettamanzi.


Eppure mi pareva davvero molto strano che zio Renato scrivesse e non socializzasse con il vicino di letto. Ma per forza scriveva, il vicino era straniero e non capiva una parola d’italiano! Via via che parlavamo è emerso anche che i dottori gli avevano consigliato di bere vino rosso, cosicché zio Mario gli ha fornito un bel bottiglione di vino rosso di casa Nati, vino fatto insieme all’altro zio, zio Mauro, detto zio Dogali che asserisce sempre che “il vino e le donne sono l’essenzialità della vita”. Insomma, per finire il Taccuino, zio sa di essere protagonista del taccuino del mese di giugno: “zio, il giornalino te lo mando io. Avevo detto a mamma mia che ti portasse lei tutti i giornalini, dalla prima uscita all’attuale, ma egoista come è ha fatto finta di dimenticarseli per paura che tu li perdessi” … in effetti zio perde ombrelli, chiavi e tutto ciò che si può  perdere ma intanto la mia mamma i giornalini non li ha ancora letti perché non ha ancora scoperto che ho due cani da ottobre!


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