giovedì 23 luglio 2015

in miniera!


Venerdì 19 siamo andati a visitare le miniere del “Ginevro” di Capoliveri. Ci ha ospitato il gruppo del progetto Icaro, di Marelba, capitanato dal dottor Davini. Alle 8,30 abbiamo aspettato Valter con il pulmino della Cisse e con la mamma di Alberto siamo partiti per Capoliveri, in direzione zona Costa dei Gabbiani. I ragazzi purtroppo erano in numero ridotto perché l’accesso alla miniera non è stato progettato per le carrozzine, inoltre nessuno di noi era mai stato lì quindi non sapevamo a quali problemi potevamo andare incontro, ecco perché hanno potuto partecipare solo gli “zampettanti”, come chiamiamo noi chi non ha difficoltà di deambulazione. La miniera è situata ad un’altezza che va da più 100 metri a meno 50 sotto il livello del mare. Sono stati aperti vari archi sotto le volte con mine e trapani. La guida che ci spiegava la vita sotterranea dei minatori ci ha fatto rivivere momenti tragici di questi poveri uomini che hanno lavorato in condizioni veramente disumane. La povertà di quegli uomini a volte si trasformava  in veri amputamenti di dita per ricavarne una piccola dote da regalare ad una figlia che magari doveva sposarsi. La lavorazione a cottimo superava le 8 ore di lavoro sotterraneo fatto di polveri ed umidità a volte davvero irrespirabili. Venerdì la temperatura interna era di 15-20 gradi ma d’inverno la temperatura scende ancora di più. Ecco cosa dovevano sopportare i poveri minatori per ricavare roccia nera e fredda: pezzi di pietra che quando poi arrivavano in superficie tramite condotti e carrelli, venivano ripuliti di terra e fango con una grande quantità di acqua marina che poi ritornava al mare arricchita di materiale ferroso. Ne sono piene le famose spiagge “nere” che nel 1980 quando l’Elba aprì le porte al turismo nessuno voleva vedere ma che oggi sono invece meta di un turismo che ama la vera storia della nostra bella isola. 
Quel giorno, dopo aver camminato per circa 40 minuti sotto terra siamo ritornati alla luce del sole portandoci dentro però la tristezza e la pietà per quei poveri uomini che sono anche morti per portare a casa quei pochi soldi che servivano per tirare avanti, mentre l’Italsider, che faceva capo alle acciaierie di Piombino, Melfi ecc. si arricchivano portando sì benessere alle varie popolazioni che si sono avvicendate nel corso del millennio, ma portando anche malattie all’apparato respiratorio. Forse in questa storia mi sono lasciata andare un po’ troppo alle emozioni personali, ma ho imparato che non è tutto oro quello che luccica: la pirite che ricopre Rio Marina è davvero “l’oro degli stolti”!   




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