lunedì 18 maggio 2015

dal taccuino di Martina (quello di aprile 2015)


Ecco che finalmente siamo arrivati al residence. Dico finalmente perché siamo un po’ stanchi e siccome gli altri erano già andati a visitare l’Ikea mentre per me era la prima volta, sono satura di idee ma non di soldi … quindi mi accontenterò di sognare. 109, il numero del nostro appartamento: curato, pulito, bello. Ognuno si prende il suo letto:  Massimo la camera vicino al bagno, Martina e Lisanna la camera di fronte al bagno e io il divano letto in soggiorno. Ovvio che c’è una logica: “non è che mi metteranno un sonnifero nell’acqua e mi fanno fessa scappando a ballare sotto il Duomo?” La chiave non si può togliere, è una cosa moderna; la devi lasciare nel suo apposito spazio, altrimenti si spengono le luci. Quindi non tolgo la chiave ma controllo! L’emozione delle bimbe che sono in gita senza i genitori e che dormiranno nell’albergo per la prima volta mi coinvolge tanto che ci ritroviamo nel loro lettone a farci foto, a chiudere per modo di dire un po’ gli occhi … a mostrarci il pigiama … ma Massimo? È entrato in bagno e ogni tanto gli urliamo perché i rumori dell’acqua che scorre e il silenzio si alternano. Alla fine esce ma entra subito in camera sua per poi riuscire “indocciato”, pulito, sbarbato, profumato: “Massi … ma sei bellissimo!” Iniziano così le spedizioni alle altre camere: “Permesso? E così che dopo l’accordato permesso arriva l’urlo: “EHHH!?” è un via vai di 109, 110, 209, 306, 309. Ok, ci mettiamo d’accordo per trovarsi alle 18.15 ai pulmini. Torniamo nel nostro appartamento e fatto sta che anche le bimbe escono dai bagni dopo che sono pulite, improfumate e devo dire la verità: truccate! Eh sì, care mamme, un filo di ombretto celestino sta bene con gli occhi marroni! Nel traffico del centro abbiamo fatto dei giri di cui non vi racconto perché proprio non ho senso dell’orientamento … ma ci siamo divertiti tanto … anche a perderci! 

Intanto la Veludo ci diceva che lì ci abitava suo figlio, di là sua sorella, di là l’università di Giovanni, sempre figlio, di sua sorella che di fronte all’autovelox le diceva di sorridere che tanto ormai la Veludo la multa l’aveva presa ... e poi continuava dicendo che lì ci abitava suo figlio eccetera (nel senso che siamo ripassati dagli stessi posti 2 volte!) Allo spettacolo a teatro, che era la vera meta del nostro viaggio, era proibito fare foto o filmati, ed è stato un susseguirsi di applausi. Ma lo spettacolo ancora più entusiasmante lo abbiamo fatto dopo, nei corridoi del residence, quando abbiamo sfilato in pigiama. L’unico dispiacere di tutta la gita è proprio che non tutti abbiano partecipato ma hanno preferito le calde braccia di Morfeo ...

  

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