venerdì 18 luglio 2014

dal taccuino di Martina (quello di giugno 2014)

Continuo a raccontarvi la saga famigliare dei Nati, cognome da parte di mia mamma. Domenica 8 Giugno ci siamo ritrovati quasi tutti i cugini e tutti gli zii di primo grado al cinquantesimo anniversario di matrimonio di Zia Marcella e Zio Mauro, fratello di mia mamma. L’incontro era fissato per le tredici all’agriturismo di San Francesco, un agriturismo di recente costruzione, immerso nel verde delle campagne toscane tra Pomarance e Montecerbori, zona della mia infanzia e in mezzo al puzzo dell’ova sode. Siamo arrivati io, i miei, e senza darci un orario preciso, anche Matilde, mia sorella, insieme ai suoi cuccioli e al suo compagno. Subito ci siamo recati sotto gli alberi che ci fornivano quell’ombra che evitava di surriscaldarci il cervello e vicino alla piscina, dove erano sdraiati una serie di stranieri, svizzeri e tedeschi, che appena ci hanno visto hanno pensato bene di togliere le tende. Via via sono arrivati gli altri parenti, alcuni l’ultima volta li avevo visti tre anni fa al cinquantesimo anniversario di zia Annamaria e zio Marietto. 


Io ero accanto a zio Mauro a pranzo, che oggi ha 73 anni, e che mi ha raccontato che quando è nato era tutto nero e l’ostetrica lo prese e lo scaraventò sul letto adiacente pensando che fosse morto ma ad un certo punto fece “uuuuueeehh” allora l’ostetrica svelta svelta lo prese e lo rianimò. Quest’episodio ha portato mio zio a fare una sorta di accordo con quello lassù: “Mi hai fatto nascere come Calimero, ecco, ora fino a 93 anni mi lasci in vita!” In casa mia è normale fare gli accordi con Dio. Anche suo nonno Martino lo fece. Nonno Martino, detto Numa, che insieme al suo amico Togliatti andò a Livorno a fare il partito comunista, era romagnolo e infatti sua figlia, nonna Goliarda, ha tentato per tutta la sua vita di insegnarmi a giocare a carte e qualche parola in romagnolo, ma non c’è stato verso. 

Nonno Martino era anche amico del prete del paese e quando andava a confessarsi si recava al confessionale quando sapeva di trovarlo chiuso, tanto era Dio che doveva sapere i suoi peccati, ma nello stesso tempo non voleva deludere il prete. Ma torniamo all’anniversario. Zio Mauro, lo zio oserei dire “il più topaissimo” degli zii, ha lavorato all’Enel, ma amava e ama tuttora fare l’olio, il vino e lavorare la terra cantando le opere e le operette indossando sempre la cravatta e il regalo per lui è stato un fermacravatte d’oro. Zia Marcella è sempre stata più calma di zio, molto brillante ed inventiva, tanto che quando io ero piccina e spesso malata, veniva a raccontarmi le novelle e spesso anche gli altri zii si ritrovavano ad ascoltare quello che doveva essere una distrazione dal mio dolore. Anche quando a 6 anni sono stata operata di appendicite - e dopo tolta i dottori si sono accorti che non era la causa del mio dolore - zia Marcella mi stava raccontando la sua novella e quando uno zio le chiese di finirla lei rispose che era inventata e doveva ancora pensare per il finale. A zia tutti i nipoti hanno regalato un cuore d’oro e un porta-gioielli per la “coppia”. 

Tutti i cognati e fratelli hanno invece regalato un orologio a ciascuno. Al pranzo siamo partiti dagli antipasti: buoni, gustosi e colorati, poi via con i due primi, e poi mi sono persa il resto perché i miei nipoti volevano andare in piscina … che fai non ci vai? Ecco che la zia conoscendo i suoi polli si era portata il costume mentre i nipoti, ovviamente, insieme a Matilde hanno fatto il bagno in mutande. Ci siamo divertiti a stare in acqua mentre gli altri mangiavano le patate arrosto e la ciccia! La torta nuziale sono riuscita invece a mangiarla. Secondo me zio Mauro, soprannominato Dogali, ci arriva davvero a 93 anni; me lo auguro davvero tanto e d’altronde come si fa a non ascoltare le sue preghiere e soprattutto a non dargli ragione quando dice che: “il vino e le donne sono l’essenza della vita”?





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